Yuki Tsunoda ha impressionato nella prima metà di questa stagione, battendo il compagno Daniel Ricciardo sotto qualsiasi aspetto: 20 punti contro 11 in classifica, oltre a una posizione media (in griglia 11,17 vs 13,25, mentre a fine gara 11,64 vs 12,60) migliore.
Eppure, quando la Red Bull ha alluso alla possibilità di rimpiazzare Sergio Pérez a causa delle sue prestazioni deludenti, il nome del giapponese non è mai stato fatto in queste conversazioni. Viceversa, quello dell’australiano è molto popolare. Stando ad alcune fonti, l’ex McLaren potrebbe tornare nel team austriaco – con cui ha corso dal 2014 al 2018 – già nella pausa estiva.
Se Tsunoda sta performando meglio di Ricciardo, per quale motivo non viene ancora considerato dalla “sorella maggiore” come il miglior potenziale sostituto di Checo? La risposta, per quanto spiegato poc’anzi, non può essere legata ai risultati. Cerchiamo di capire, dunque, quali fattori potrebbero influenzare questa gerarchia a Milton Keynes.
Cos’altro deve fare Tsunoda? Ricciardo gli è inferiore…
Sicuramente una grande differenza tra i due piloti della VCARB riguarda l’esperienza in F1: Yuki si trova “soltanto” alla sua quarta annata nella classe regina, mentre Daniel ha già disputato dodici campionati completi. D’altro canto, guardando al rovescio della medaglia si riscontra un distacco anagrafico importante che – quantomeno sulla carta – dovrebbe favorire il classe 2000 di Sagamihara.
Un discorso comune, invece, riguarda il programma Junior Team. Helmut Marko, consulente della Red Bull, ha parlato recentemente di quanto sia fondamentale per la scuderia dimostrare che l’Academy riesca nel suo scopo: formare piloti in grado di arrivare in prima squadra. Sotto questo punto di vista, Ricciardo ha già avuto la propria occasione e, inoltre, non ha fatto abbastanza dal suo ritorno in griglia (risalente a 12 mesi fa) per meritarne un’altra.
Tsunoda, d’altronde, ha mostrato una crescita costante e significativa, riducendo gli errori e migliorando il modo in cui gestisce la propria esuberante emotività. Con la vettura a sua disposizione, non c’è tanto altro che possa fare per alzare le sue quotazioni, ma purtroppo non sembra ricevere l’attenzione che meriterebbe.
Insomma, usando un famoso detto, potremmo dire che per la Red Bull “tutte le strade portano a Yuki” nella scelta del secondo pilota. Il giapponese ha già fatto fin troppo, eppure non viene considerato. A questo punto, forse, gli converrebbe guardare altrove.
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fonte: Formula1.it News
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