Il weekend d’Austria, risultati a parte, è iniziato con una buona novella, da qualcuno passata forse anche inosservata. Negli ultimi anni il circuito di Spielberg era diventato il luogo in cui parlare di track-limits, oltre che scontato, era diventato anche abbastanza frustrante. Attendere ore dopo il risultato delle qualifiche per conoscere l’esatto schieramento di partenza era diventata una prassi molto difficile da accettare.
In passato, con le vie di fuga in asfalto, si era tentato di tutto per obbligare i piloti a restare in pista: da quegli orrendi e anche abbastanza discutibili panettoni (che se presi con violenza rischiavano di danneggiare gravemente la vettura), all’introduzione dei sensori (che nonostante i diversi posizionamenti non ha mai dato dei buoni risultati, almeno in Austria).
C’era chi ha sempre sostenuto che sarebbe stato impossibile eliminare il problema dei track-limits su un circuito così particolare come quello del Red Bull Ring (a causa della conformazione dei curvoni veloci, caratterizzati in alcuni casi da una contropendenza che potrebbe trarre in inganno i piloti).
La ghiaia ‘sblocca’ una skill nei piloti di F1
Eppure… Strano, ma vero, è bastato aggiungere una striscia di 2,5 metri di ghiaia nelle curve più critiche della pista per far sì che tutti rispettassero i limiti. Una skill sbloccata grazie alla novità introdotta in Austria? Certo che no. Siamo sarcastici. I piloti sono dei professionisti e per quanto le caratteristiche del tracciato possano impedire loro di avere una completa visione dello stesso in alcuni tratti del circuito, riescono a conoscere la loro esatta posizione in pista anche in assenza di una completa visibilità.
Quello che accadeva in passato è che non essendoci una punizione adeguata al superamento dei limiti della pista, i conducenti potevano rischiare tranquillamente di finire lunghi per cercare di sfruttare fino all’ultimo millimetro a disposizione della pista. L’unica conseguenza, in caso si fosse oltrepassata la linea sarebbe stata la cancellazione del tempo sul giro. Valeva la pena rischiare.
Ora, con la comparsa della ghiaia, prendersi un rischio, genera sicuramente molta più preoccupazione nella testa del pilota. Finire oltre i limiti comporta non solo la cancellazione del giro, ma anche un possibile danno al fondo della vettura che potrebbe rovinare definitivamente la prova di qualifica oppure portare ad un ritiro nel corso della gara.
Promossa l’idea della FIA
Ci si potrebbe chiedere a questo punto, perché non lo si è fatto prima? La risposta è da andare a ricercare nella sicurezza dell’impianto. Realizzare una via di fuga completamente in ghiaia potrebbe portare anche a dei ribaltamenti delle vetture, con l’elevato pericolo che ne consegue. Occorreva la giusta soluzione.
La FIA potrebbe averla trovata decidendo di limitare la larghezza della striscia di ghiaia ad un valore di 2,5 metri a partire dalla fine del cordolo. Finire su quei fastidiosi sassolini fa perdere sicuramente aderenza alla vettura, che però dovrebbe scivolare a quel punto lateralmente fino a reincontrare l’asfalto all’esterno. Per ora il risultato è ottimo, ma siamo ancora a venerdì. Domani, con lo svolgimento della Sprint Race e delle Qualifiche ci potremo fare certamente un’idea migliore.
Foto copertina: X, Ferrari; Foto interna: X, Ferrari
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fonte: Formula1.it News
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