Amiamo la Formula Uno, come tanti altri sport di alto livello, per la soglia elevatissima di competizione e, quando c’è, di competitività. Quindi nessuno di noi, da tanto tempo, ha più alcuna caratteristica della verginella, quanto a disincanto e accettazione del massimo e fisiologico cinismo possibile; quello stesso cinismo che ha portato George Russell a godere anche via radio, dopo avere approfittato sacrosantamente, della collisione tra Verstappen e Norris.
Il fatto è che, proprio perché la soglia è così bassa, in termini di pudore che ancora riusciamo a provare di fronte alla bagarre più estrema, quando ci accorgiamo di ciò che è inaccettabile siamo obbligati – OBBLIGATI – a scandalizzarci e a sottolineare ciò che, diceva il poeta, non siamo e non vogliamo. Ciò che ci rivela, aggiungiamo, attraverso un particolare una verità generale rispetto a un personaggio, nella fattispecie un fuoriclasse a livello di talento, che però in senso etico non sarà mai un campione.
Alludiamo a Max Verstappen, per la cui condanna morale per ciò che ha commesso oggi al “Red Bull Ring” non abbiamo alcun bisogno di chiamare in causa l’amicizia con Lando Norris, anzi quest’ultimo particolare lo giudichiamo in realtà fuorviante, rispetto alla condanna stessa. Perché oggi Max Verstappen in un determinato istante ha scelto di fare di tutto contro Norris e non più per se stesso; perché ha fatto venir fuori con una singola manovra tutto il peggio di sé che conoscevamo e che a onor del vero da tanto tempo non avevamo più visto. Però è anche vero, perché il pensiero dopo oggi viene automatico, che da tanto tempo non aveva avuto più bisogno di ricorrere a scorrettezze del genere.
Il fatto, caro Max, è che ogni tanto Dorian Gray, col suo faccino pulito e candido nonostante ogni sorta di stravizi, tornava in soffitta a rimirare il dipinto che, per prodigio, si faceva carico di tutte le rughe, le borse sotto gli occhi, il colorito giallastro della pelle di chi su quella tela appariva per ciò che era realmente e che l’ipocrisia di un sortilegio teneva celato. Abbiamo tolto il velo anche noi oggi e abbiamo rivisto il bimbominkia che dopo aver quasi schiacciato con lo pneumatico la testa di Hamilton nemmeno si era premurato di capire se l’avversario stesse bene. Mentre guardavi nello specchietto, oggi ci piace pensare per un millesimo di secondo che tu abbia visto, oltre a Norris al quale stavi sottraendo scorrettamente ciò che lui aveva ampiamente meritato, per un attimo anche te stesso e che ti sia giudicato, prescindendo dalle tue vittorie e dal tuo dominio, contrariamente a quanto Dorian nel romanzo non fu mai in grado di fare.
fonte: Formula1.it News
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