Il GP di Abu Dhabi 2010, ad oltre dieci anni di distanza, viene ancora oggi ricordato dagli appassionati di motorsport come la gara in cui andò in scena un clamoroso harakiri da parte della Ferrari che, malgrado i favori del pronostico, riuscì ad inanellare delle sbagliate e perdere, con Fernando Alonso, un titolo mondiale meritato e, dati alla mano, alla portata. Dal 2007 infatti, con Kimi Raikkonen, un pilota Ferrari non vinceva un mondiale e, mai come nel 2010, il Cavallino sfiorò l’impresa.
Nell’ultimo GP dell’anno, Fernando Alonso arrivava da leader del mondiale, con otto punti di vantaggio sulla Red Bull di Webber e ben 15 su quella di Vettel. Una situazione in cui, per Alonso e la Scuderia, il successo pareva quasi scontato, specie dopo aver colto il terzo posto in griglia, con Webber solo quinto. Scenario che però, dati gli eventi di quella giornata, non trovò realizzazione, e una serie di circostanze favorevoli portarono Vettel e la Red Bull a conquistare il loro primo titolo. Tra queste circostanze, a giocare a sfavore di Alonso, fu la strategia adottata, tale da fermare anzitempo lo spagnolo per marcare Webber, dimenticando la Red Bull di Vettel che, con strada libera e rivali nel traffico, si avviò indisturbato verso l’iride.
Una gara tutt’oggi controversa e dibattuta, di cui, chi scrive, ha avuto modo di parlare in esclusiva per ‘Formula1.it’ con l’ex ingegnere di pista di Felipe Massa in Ferrari, Rob Smedley, presente quel giorno ad Abu Dhabi sul muretto del Cavallino. Una gara che l’ex tecnico, pur ammettendo gli errori commessi, non crede sia stata fondamentale per il successo o meno in quel campionato. Un successo che, di fatto, non si costituisce su un singolo evento ma sull’intera annata.
“È sempre possibile perdere (ride, ndr), infatti è successo. Come è successo a Massa nel 2008: era impossibile rompere un motore in Ungheria, ma è successo. Era impossibile per Hamilton perdere il mondiale ad Abu Dhabi con quel gap, ma è successo. Ci sono stati errori e Alonso è rimasto dietro alla Renault per troppi giri. È frustrante, ma i campionati sono fatti di 20 gare, non solo di una. Non è mai una sola gara, un solo errore, un solo episodio a decidere un mondiale”.
Un mondiale perso all’ultima gara, dopo una annata straordinaria, anzi miracolosa (come nel 2012) di Fernando Alonso, capace come nessun’altro pilota in griglia di estrarre il massimo potenziale della monoposto.
“Alonso in quegli anni, non avendo la miglior macchina a disposizione, riusciva sempre a trarne il massimo come nessun’altro era in grado di fare. Un miracolo. È un peccato non aver vinto nel 2010 e 2012, ma credo siano comunque stati anni positivi per lui. Era lì, sempre a punti, magari aiutato dalla lotta tra i piloti Red Bull, ma comunque sempre in lotta, miracolosamente, per il titolo, sino alla fine”.
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Foto copertina twitter.com
fonte: Formula1.it News
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