Robert Kubica, intervistato durante il podcast Gurulandia, ha parlato dell’incidente più grave che ha avuto in carriera: quello del 2011 durante il Rally d’Andorra. Di seguito vi riportiamo le sue parole dove spiega cos’è accaduto dopo, e il come ha affrontato il post incidente.
Kubica rivive il suo incidente durante il Rally 2011
Robert Kubica, parlando dell’incidente che ebbe nel 2011 al volante di una vettura Rally ha dichiarato: “Com’è andato sinceramente mi ricordo poco perché io sono rimasto in coma tanto tempo. Sono arrivato in ospedale solo con un litro e mezzo di sangue, mentre un corpo umano ne ha sei o sette”.
“Secondo me durante i primi interventi in sala operatoria mi hanno preso per i capelli, la parte destra del mio corpo era tutta spappolata. Ho avuto quarantadue fratture e dal dito del piede fino al gomito ero tutto rotto. Le operazioni duravano dodici ore, immaginati chi era fuori dalle sale operatorie ad aspettare. Noi parliamo di me come sportivo e come pilota, ma alla fine io sono umano e quello è stato un momento della mia vita che mi ha fatto aprire gli occhi”.
“Post incidente mi sento una persona diversa a livello umano. Non dico che sono più o meno bravo, però mi sento diverso. Prima io ero destro e dunque attivavo una determinata parte di cervello, adesso sono mancino per gran parte delle cose”.
Il polacco ha poi continuato dicendo: “Ho sviluppato gradualmente dei compensi e ho imparato a vivere per come sono adesso. Se tu mi chiedi di fare un paragone su come facevo certe cose anni fa, non te lo so fare, e direi anche menomale. Questa è stata la chiave del mio recupero, perché oltre a quello fisico iniziale, poi c’è stata una bella botta psicologica nel doversi accettare”.
“Il mio cervello rifiutava i miei limiti. Mi svegliavo di notte con delle robe assurde nella testa perché senti una cosa estranea. Oltre alle difficoltà, io per sei o sette mesi ho perso tutta la sensibilità e non muovevo niente. Ricordo che per due mesi cercavo di muovere il dito, ma non si muoveva, ed è stata una sensazione che solo chi l’ha vissuta può capirla. Il giorno in cui ho accennato un movimento io mi ricordo che è stata una gioia assurda, e questo ti fa capire che comunque tu vivi e sei incazzato perché hai il raffreddore o altro, ma alla fine siamo tutti fortunati. Io ho vissuto realtà in ospedale, che nonostante fossi steso sul letto in condizioni gravissime, c’era gente messa peggio”.
Come tutti sappiamo, i team di Formula 1 impediscono ai loro piloti di fare molte attività, per evitare che quest’ultimi si facciano male. Come raccontato da Robert però non tutte le squadre sono uguali: “BMW non voleva assolutamente. La verità è che io volevo fare rally per trovare qualcosa che migliorasse me stesso, perché sentivo che se riuscivo a guidare in quello stile lì, avrei avuto del vantaggio poi con la Formula 1. Se comincia a piovere e tu sei con le slick, la sensibilità che ti da il rally è impagabile. Adesso però quando inizia a piovere danno subito la bandiera rossa, mentre al Rally di Monte Carlo se entri in pista con le gomme d’asciutto e inizia a nevicare sono c***i tuoi, devi comunque portarla a fine prova e nessuno ferma nulla”.
“Io sentivo questa necessità di trovare quel qualcosa per essere migliore. Poi c’è chi dice che me la cavavo bene. Io penso di essere rimasto nei miei anni d’oro uno che ha potuto sempre dire la sua, però ero sempre alla ricerca di quel qualcosa per migliorarmi”.
“Per questo motivo uno dei primi punti che ho negoziato con Flavio era che io potessi andare a fare Rally. Renault è orientata racing e vengono da periodi in cui avevano dei campioni. L’ultimo prima di me Alonso, e spesso quando tu sei campione puoi fare quasi tutto”.
“Io mi ricordo ai tempi di BMW che ero andato a correre alle otto di sera a Monza per dei test. E mi arrivò un avvertimento da Puma perché non avevo la loro maglietta in dosso. Poi vedi quello che fa Hamilton e capisci. Flavio e la Renault avevano bisogno di sostituire Alonso che andava in Ferrari. Non erano messi bene perché partivano dalla penultima fila, e quando sei in quella posizione con Alonso poi è difficile trovare un altro forte che vuole prendere il suo posto, però la verità è che mi lasciava andare anche se il Rally in cui mi sono fatto male doveva essere il mio ultimo perché l’anno dopo avevo già firmato con la Ferrari”.
Robert Kubica ha poi terminato il suo intervento rivelando che, proprio il giorno prima di mettersi al volante di quella macchina rally, mentre si trovava in hotel aveva avuto un brutto presentimento che lo aveva portato quasi ad annullare tutto. Queste le sue parole: “Io ero a Valencia per i test pre campionato e il mercoledì avevo una sensazione strana. Per questo motivo chiamai il team Rally che mi dava la macchina e sentii il proprietario davvero entusiasta di avermi in squadra perché praticamente per loro era un ripagarmi visto che avevo sempre affittato la macchina da loro ma ad ogni tappa avevo dei problemi tecnici. Visto che si sentivano in colpa mi avevano poi offerto questa chance”.
“Io lo chiamai per dirgli ‘Lasciamo stare’ e lui però mi disse che già Pirelli stava portando le gomme, la strada era già stata bloccata per i test, e alla fine mi convinsi a farlo”.
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fonte: Formula1.it News
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